Oceani

Gli Oceani in quattro progetti artistici contemporanei

L’8 giugno è stata la Giornata Mondiale degli Oceani. Un’occasione per ricordare la bellezza delle vaste e affascinanti distese acquatiche e l’importanza di preservarne l’integrità. Ma un giorno non basta per dare giusta riconoscenza al tema. Così scegliamo di offrirgli l’intero mese, come la programmazione dedicata su Sky. Lasciamo che sia l’arte a parlare, con una panoramica di quattro progetti artistici che celebrano in modi diversi gli Oceani.

In una contemporaneità sopraffattrice, dove le acque oceaniche diventano discariche dell’attività umane e cimiteri di vite marine, l’arte può ridipingere una bellezza in dissoluzione.  Il suo compito è quello di ricordare, per non dimenticare, la colpa e l’abuso delle risorse naturali a nostra disposizione. L’uomo ne ha disperatamente bisogno, ma è ancora debole la sua consapevolezza. L’arte forse non può intraprendere grandi cambiamenti, ma può smuovere le coscienze, incentivando la consapevolezza di fronte alle lacrime versate e perdute negli Oceani.

1. Cancun Underwater Museum di Jason deCaires Taylor
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Cancun Underwater Museum

Taylor è un fotografo marino e naturalista subacqueo, che fa dei fondali marini un luogo di congiunzione armonica tra l’Arte e la Natura. Come sul fondale di Isla Mujeres, un piccolo frammento di terra nel Mar dei Caraibi, di fronte a Cancun (Messico). Qui riposa il Cancun Underwater Museum, un labirinto di oltre cinquecento sculture umane ad altezza naturale realizzate da Taylor.

La loro storia è quella della civiltà Maya, un popolo scomparso, che canta ancora le sue gesta dalle profondità oceaniche. Sono frammenti storici di un passato inghiottito dall’acqua, ma non dimenticato. La loro cultura non viene abbandonata, così come la barriera corallina un tempo presente e devastata dall’Uragano Ivan, l’11 settembre 2004. C’è ancora una speranza di rinascita per una realtà sottomarina, vittima di una Natura carnefice, ma indebolita dall’attività umana.

Così questa rinasce tra le sinuose figure scultoree, realizzate in materiale ecologico e non inquinante. La policromia di alghe e coralli colora le opere di una bellezza rinnovata e vitale. Chi vuole assaporare questo paradiso perduto può farlo solamente con maschera, pinne e boccaglio. In questo modo l’esperienza si immerge nell’atmosfera magica e silenziosa del luogo, diventandone componente fruitiva.

2. Moving Off The Land II di Joan Jonas

Joan Jonas si afferma alla fine degli anni ’60 come pioniera della performance art, di video e installazioni artistiche. La sua peculiarità sta nel declinare un tema attraverso la magia della musica, della danza e del teatro. Anche oggi, a ottantatré anni, la sua ricerca si esprime attraverso la poliedricità espressiva e rimane fedele all’interazione tra uomo e ambiente.

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Joan Jonas, Moving Off The Land II

In particolare il suo progetto Moving Off The Land II è il frutto di tre anni di scoperta e conoscenza degli oceani. Realtà acquatiche di vastissime dimensioni, ma caratterizzate da una fragile biodiversità. La loro natura, composta da creature acquatiche e flora caleidoscopica, diventa protagonista dell’installazione all’Ocean Space di Venezia, nel 2019. Si tratta di un centro mondiale di ricerca per la difesa oceanica, creato da TBA21 Academy, con sede nella Chiesa di San Lorenzo.

Il suo spazio suggestivo ha permesso di ricreare l’oscurità silenziosa degli oceani, dominata solo dai suoni idrofoni, frutto spontaneo delle profondità marine studiate da Joan. Il progetto integra così disegno, musica e performance, quest’ultima composta da danze e letture dell’artista sullo sfondo di video di acquari e fondali giamaicani, dove l’abuso di risorse ittiche ha intaccato l’habitat marino.

Il messaggio poetico e letterario di Joan si tinge di solidarietà. L’uomo deve imparare a interagire in maniera equilibrata con l’ambiente, con la consapevolezza che tutte le specie meritano uguale rispetto. Il cerchio della vita richiede un’interazione simbiotica e l’esperienza fruitiva dell’opera da parte di Joan può avvicinare l’uomo a una migliore conoscenza dell’ambiente che abita.

3. Il Sublime negli Oceani di Jake Aikman
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Jake Aikman, Sheperds Warning (Atlantic)

Il confronto tra uomo e natura deve però tenere conto del sublime. Quel sentimento romantico che esprime l’impotenza dell’uomo di fronte alla vastità, alla grandiosità e alla potenza naturale. Tale sensazione si ritrova nelle opere del pittore londinese Jake Aikman, che lavora a Cape Town, in Sudafrica. La sua capacità sta nel cogliere, sulla superficie increspata degli Oceani, la molteplicità di pensieri ed emozioni che nascondono i fondali.

Questi non vengono mostrati, ma evocati. La loro vastità è incommensurabile, così come lasciano trasparire le pennellate di Aikman, che si addensano nella parte inferiore del dipinto e sfumano nella parte superiore. Dimostrano come l’uomo debba riconoscere la sua inferiorità spirituale ed emotiva di fronte a ciò che può trasmettere la bellezza di un oceano. Non servono dettagli ricercati, ma il solo monocromatismo del blu, che lascia presagire un confine non mostrato.

4. #l’artesanuotare, le icone subacquee di Blub
Blub, La ragazza con l’orecchino di Perla, Firenze

Ci sono artisti che cercano l’arte negli Oceani e altri che portano gli Oceani nelle loro opere. Tra questi c’è Blubun misterioso street artist toscano che colora le città italiane con i suoi personaggi dalle maschere subacquee. Sono celebri volti del mondo dell’arte, della letteratura e della musica, dipinti sugli sportelli delle terminazioni elettriche come sub immersi nell’acqua. Potrebbe essere un qualsiasi contenitore acquatico, dalla piscina all’oceano. In questo caso, quindi, non c’è un messaggio sotteso di denuncia, ma un modo di ricordare e apprezzare quello che non vediamo tutti i giorni.

Così gli Oceani, così lontani dalle città italiane, diventano strumento espressivo per l’arte. L’idea dell’immersione implica una sospensione temporale in una dimensione ovattata e senza confini. Le immagini, le parole e i pensieri volteggiano sospesi, senza memoria, unendo in simbiosi passato e presente, uomo e natura. L’immensa vastità dell’oceano si concentra in una cornice rettangolare, come a intrappolare tutto quello che ci serve vedere. Tutto ciò che può offrire appagamento estetico nella quotidianità.

L’arte, dunque, offre diversi modi di raccontare gli Oceani. Dalle installazioni sottomarine, alla performance, fino alla pittura e alla street art. Ci sono altre infinite possibilità di narrazione, ad esempio l’estetica del riciclo (Sayaka Ganz) e la fotografia subacquea. Ogni forma d’arte illustra un diverso punto di vista, che però abbraccia l’universalità di un tema da tutti conosciuto e condiviso. Servirebbe però ricordare più spesso la preziosità delle risorse a nostra disposizione e renderle protagoniste di un’arte consapevole, che possa avere la stessa estensione di un oceano.


 

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