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Sinologi al museo: quando l’arte diventa giovane e digitale

Il bisogno aguzza l’ingegno” recita un antico proverbio. Oggi valido più che mai, in una situazione così delicata per ogni settore, compreso quello dell’arte e della cultura. In base al DPCM valido dallo scorso 6 novembre:

Allo scopo di contrastare e contenere il diffondersi del virus Covid-19 sull’intero territorio nazionale, sono sospesi le mostre e i servizi di apertura al pubblico del musei e degli altri istituti e luoghi della cultura.

Ma cosa succede se un gruppo di Millennials aguzza l’ingegno e decide di far vivere un museo in formato digitale, anche in un momento di difficoltà come questo? Lo scopriamo esplorando il progetto promosso dal Museo d’Arte Cinese ed Etnografico di Parma in collaborazione con alcuni giovani sinologi italiani.

Il Museo d’Arte Cinese ed Etnografico di Parma

Il Museo d’Arte Cinese ed Etnografico dei Missionari Saveriani di Parma venne fondato nel 1901 dal vescovo della città Guido Conforti. Il progetto nacque anche grazie al prezioso contributo del senatore Fedele Lampertico che inizialmente donò alcuni pregevoli pezzi al museo. Per alcuni anni furono proprio i missionari Saveriani in Cina ad inviare periodicamente oggetti di arte e di vita locali al museo, almeno fino alla nascita della Repubblica Popolare Cinese nel 1949. Negli anni ’60 il museo si espande per raccogliere materiale etnografico proveniente da Asia, Africa e America Latina. Nel 2012 la struttura subisce invece un’ambiziosa ristrutturazione che permette di ampliare il campo di interesse dei visitatori e renderlo aperto anche a studenti di scuole di ogni grado.

Il museo non è monotematico e non vive per dare una testimonianza di reliquie del passato; piuttosto vuole sottolineare la vitalità, anche contemporanea, delle culture che vi sono rappresentate: i saveriani sono vivi e più universali che in passato, la Cina è vigorosa e gentile, i Kayapò sono ancora “forti e belli” e l’Africa è ancora lussureggiante e fascinosa.

Museo d'Arte Cinese di Parma - sezione Cina
Interno del Museo d’Arte Cinese ed Etnografico di Parma

A partire dal mese di dicembre 2020, ogni settimana, sul sito ufficiale e sui social media del museo emiliano, viene pubblicato un nuovo video della rubrica Sinologi al museo. Si tratta di brevi filmati in cui giovani esperti di Cina raccontano le bellezze dell’arte e gli aspetti della cultura orientale in un formato digitale, per sopperire agli impedimenti del lockdown. L’arte risalente a millenni di anni fa diventa così giovane e social: un passo verso la tradizione e due verso l’innovazione.

In cosa consiste il progetto?

Veronica Strina, curatrice del progetto, si è da poco laureata dall’università Ca’ Foscari di Venezia alla magistrale di Lingue, Società e Istituzioni della Cina Contemporanea. Il Paese di Mezzo lo conosce bene, avendo anche trascorso periodi di studio in Cina presso le prestigiose Fudan University di Shanghai e Peking University di Pechino. Il suo team è formato da “neolaureati o ricercatori, che realizzano interventi in base alle proprie aree di competenza e ricerca” e che hanno molta voglia di raccontare quello che hanno approfondito in tutti i loro anni di studio e ricerca. Caratteristica da non sottovalutare: sono tutti ragazzi under 30, giovani storytellers digitali e sinologi in erba.

Gli interventi

Le tematiche trattate fino ad ora nei filmati sono tra le più disparate, dalla cucina alla pittura, dalla lingua dei segni cinese alle bacchette. Questi durano un massimo di cinque minuti e permettono a chiunque di avere un assaggio della tradizione orientale direttamente sul proprio smartphone. Di seguito vi proponiamo una selezione degli interventi pubblicati fino ad oggi:

  • Fabrizia Candido illustra la tradizione gastronomica del famoso Hotpot, piatto della tradizione cinese caratterizzato da una grande pentola fumante.

  • Le bacchette sono, nell’immaginario collettivo, legate alla Cina e alla sua tradizione. Non tutti sanno però che le due estremità, una quadrata, l’altra rotonda, rappresentano il Cielo e la Terra, nel segno dell’armonia delineata dallo Yin e dallo Yang. Alice Politi racconta la storia e le usanze legate alle posate orientali, con un grande contributo sul finire del video.

  • Paola Golino ci conduce alla scoperta del grande lavoro di Xu Bing, artista contemporaneo e maestro del linguaggio che, con la propria arte, viaggia tra Oriente ed Occidente e fra tradizione ed innovazione. Un grande invito ad abbattere le barriere culturali.

  • Sapete che la lingua dei segni non è universale? Cambia, come ogni lingua, da territorio a territorio, rispecchiando la cultura di un popolo. In Cina, la lingua dei segni è particolarmente interessante. Coinvolge infatti la gestualità e il disegno in aria. Arianna Casnati ci porta alla scoperta di questa affascinante lingua, nata a metà del secolo scorso.

  • Greta Telaro racconta le origini del Shan Shui, pittura paesaggistica cinese che rimanda alla grande ricerca della vita in armonia con la natura. Dal V secolo d. C. ai giorni nostri, percorriamo un intenso viaggio in un’arte raffinata e simbolica.

L’arte del futuro

Se non possiamo andare dall’arte, sarà lei a venire da noi. Non è necessario ricordare quanto il settore culturale sia stato colpito dalle conseguenze dovute alla pandemia di Covid-19, ma è importante sottolineare la resilienza che il mondo dell’arte sta mettendo in campo per non venire dimenticato. Lo sta facendo in modo alternativo: con i social media, con il digitale, su internet e grazie alla passione di tutti quei giovani che credono ancora nell’importanza di preservare e di mostrare la bellezza che ci circonda. Non dimenticatevi di collegarvi al sito del museo di Arte Cinese e Etnografia di Parma e ai suoi canali social nei prossimi weekend: c’è ancora tantissimo da imparare, anche a distanza.


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