Arte Povera: non solo un tormentone social

Negli ultimi mesi avrete sicuramente sentito qualcuno pronunciare “Arte povera!“. Queste parole hanno rapidamente conquistato i social e si sono diffuse praticamente ovunque nella penisola italiana, soprattutto tra i giovani. Ma qual è la loro origine? L’ideatore del tormentone è il comico romano Mario De Lillo, che vanta milioni di follower su Tik Tok.

Chi è Mario De Lillo?

Trentasei anni, originario di Ostia, con i suoi motti “Arte povera!” e “Nun mollà!” De Lillo ha creato un’impronta social particolarmente pervasiva e d’impatto. Dopo aver sperimentato vari lavori e intrapreso un’esperienza nel settore cinematografico, tramontata prima di nascere, De Lillo ha dichiarato:

Poi un giorno ho scoperto il telefono, i social, e lì mi è cambiata la vita. A livello filosofico, intendo. E siccome sento di essere una persona che ha delle cose da comunicare, anche senza un copione, mi sono detto “Io la roba da raccontare ce l’ho. Ho tutto quello che mi succede nella vita”.

Arte Povera!
Mario De Lillo durante l’intervista

L’origine del tormentone 

Così scaturisce l’idea di postare i video sui social, ma come nasce il tormentone “Arte povera“? Tutto merito della nonna di Mario, con cui il comico gira spesso dei video. In questo caso la nonna, in cucina, cerca di chiudersi la cerniera, generando la risata spontanea da parte del pubblico. Tuttavia, nonostante la spontaneità conquisti tutti, il successo che ha avuto Mario non è stato immediato. Ci sono voluti all’incirca quattro anni prima che i suoi video diventassero virali. De Lillo, nonostante il suo inaspettato successo, ribadisce con umiltà: «Non sono attore, non sono influencer. Sono Mario De Lillo».

Il messaggio del tormentone racchiude un concetto che unisce il fattore artistico del termine “arte” all’aggettivo “povera” con il significato di partire dal basso per cercare di arrivare in alto. Il concetto fondamentale è dunque quello di restare aderenti a ciò che ci ha fatto crescere. Mario, con ironia, dice:

Dico sempre che se un giorno avessi la Lamborghini, io potrei continuare a dire dal finestrino “Arte povera!”, perché io sono partito dalla cucina di mia nonna e ho fatto tutto da solo.

Forse però non tutti sanno cosa sia realmente l’arte povera all’interno dello scenario artistico novecentesco.

Arte povera

L’arte povera è un movimento artistico che nasce in Italia nella seconda metà degli anni Sessanta in contrapposizione con l’arte tradizionale. Rifiuta infatti tutte le tecniche e i supporti artistici per usufruire di materiali poveri come metallo, legno, terra e plastica. Una caratteristica del lavoro degli artisti è l’utilizzo dell’installazione e della performance. Il loro scopo è quello di superare l’idea tradizionale dell’opera d’arte collocata in una sfera trascendentale. Inoltre, non si limita a questo, in quanto la loro teoria si concretizza anche in una critica contro la concezione dell’unicità e di irrepetibilità dell’opera d’arte.

La genesi

Il movimento nasce dal declino della pittura astratta in Italia. Lo spirito dell’arte povera è dettato da tre grandi artisti: Alberto Burri, Piero Manzoni e Lucio Fontana. Il nome di questo movimento è usato per la prima volta da Germano Celant nel 1967 per descrivere proprio il lavoro di questo gruppo di artisti. In quell’anno, Celant organizza poi la prima rassegna della tendenza Arte povera e IM Spazio che comprende le opere di Alighiero Boetti, Luciano Fabro, Jannis Kounellis, Giulio Paolini, Pino Pascali ed Emilio Prini.

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Pino Pascali, Trappola (1968)

Tutte le opere presentate erano fatte con del materiale di uso quotidiano o comunque “povero“. L’organizzatore della mostra scelse quindi di concentrarsi sull’introduzione del banale nell’arte, guardando sotto una nuova luce oggetti del passato.

Concetti chiave del movimento

Alcuni dei lavori più memorabili del gruppo si sviluppano dall’accesa contrapposizione tra materiali non lavorati e la cultura consumistica promossa dalla Pop Art. Il gruppo dell’arte povera ha cercato dunque di contrastare il vecchio con il nuovo per mettere in difficoltà e complicare l’effetto del tempo che passa.

Gli artisti, oltre a contrastare il design tecnologico del minimalismo americano, rifiutano il razionalismo scientifico. Hanno così evocato un mondo fondato sul mito i cui misteri non potevano essere facilmente spiegati. Per questo le loro opere presentano spesso accostamenti assurdi, stridenti e comici, riguardanti il rapporto presente-passato o il lavorato e il pre-industriale.

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Igloo di Mario Merz

L’interesse dell’arte povera per determinati materiali sembra essere legato all’assemblage, una tendenza internazionale che dagli anni ’50 agli anni ’60 utilizzava materiali simili. Entrambi i movimenti hanno una reazione nei confronti dell’arte astratta, considerata troppo legata all’emozione e all’espressione individuale e perciò limitata. Di contro, l’arte povera si è invece proposta come un movimento legato alla materialità e alla fisicità, prendendo in prestito delle forme e dei materiali della vita di tutti i giorni.

Gli artisti e le opere principali

Uno dei più importanti artisti del movimento è Luciano Fabro. Al momento del suo ingresso nel gruppo era già un artista molto noto e associato ad altre importanti firme come Piero Manzoni e Lucio Fontana, due fondamentali precursori del movimento. Tra le opere scultoree più importanti di Fabro è doveroso citare Il buco del 1963, ovvero uno specchio con parte del fondo riflettente raschiato; Sisifo del 1994, in cui un pezzo cilindrico di marmo lascia un motivo quando viene arrotolato in un rettangolo di farina; la serie Piedi, che comprende zampe e artigli di materiali come marmo e bronzo e infine una serie di rilievi a forma di penisola italiana.

Gli sviluppi futuri

L’importanza dell’espressione “arte povera” è legata alla figura prima di Celant, che riuscì a ritagliare un posto per questo movimento all’interno dell’avanguardia. Fondò quindi una tradizione vivente illustrando un rapporto con il futurismo e il classicismo italiano. In quel periodo gli artisti stavano cercando di liberarsi del loro nome originario, che li aveva da sempre associati a materiali poveri. Nonostante il grande successo e la discreta popolarità, tuttavia, il movimento si dissolse a metà degli anni ’70. La sua breve unità fu però fondamentale per la storia dell’arte, anche se la sua importanza molto spesso non è pienamente riconosciuta.

Il motto ironico “Arte Povera!” di Mario De Lillo è quindi un buon pretesto per scavare più a fondo nella storia nazionale e individuare e analizzare il reale significato del movimento artistico ormai estinto, ma firmatario di un’eredità artistica imprescindibile. In un certo senso De Lillo ha riportato alla luce una concezione forse dimenticata nell’arte. Ed è sempre bello poter cogliere in tendenze contemporanee un riferimento trasversale ai cambiamenti che hanno rivoluzionato il passato.


FONTI 

Roma Today

Tutta Arte Online

Wikipedia

CREDITS

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