I concetti di topos e di “luogo comune”
La sempre più crescente diffusione di fenomeni di populismo ed estremismo ha richiamato l’attenzione di studiosi nell’ambito delle scienze del linguaggio su un aspetto della retorica dalle radici profonde e antiche. Si tratta dei cosiddetti topoi (dal greco τοπος, “luogo”, in latino locus), già in età classica individuati come motivi ricorrenti a disposizione dell’oratore per portare avanti una determinata argomentazione conferendole legittimità.
Non è un caso che a tali modelli di linguaggio, progressivamente distaccatisi da strutture argomentative complesse e cristallizzatisi in espressioni a sé stanti, sia da ricondurre anche l’espressione “luoghi comuni” (loci communes). Questa doppia natura del concetto di topos fornisce un’importante chiave di lettura – critica e proattiva – di quella retorica che specialmente oggi mira al consenso e alla legittimazione di posizioni e misure politiche mediante rappresentazioni rigide (“stereotipi”, dal greco), pervasive e, in prospettiva, affermate nel pensiero comune.
A partire da una particolare categoria di topoi definita di seguito, si intende proporre alcune riflessioni sul linguaggio che la caratterizza, per poi offrire uno spunto di rappresentazione della società odierna più aderente alla sua dinamicità e pluralità.
Topoi del pericolo: l’“altro” nel discorso politico
In un’ottica populista, i topoi trovano largo impiego non solo in seno a (pseudo-)argomentazioni, bensì anche in una più ampia retorica imperniata sulla rassicurazione e sulla protezione di fronte ad un determinato gruppo o fenomeno sociale – che viene raffigurato come un pericolo o una minaccia. In recenti saggi di analisi (critica) del discorso politico, i topoi adoperati a questo scopo vengono classificati per l’appunto come topoi del pericolo. La loro funzione ultima è quella di generare ed alimentare sensazioni di insicurezza, precarietà e paura, e dunque di legittimare l’idea di difesa e di tutela da parte di chi governa.
Un ulteriore elemento centrale in tali dinamiche comunicative è l’enfasi sull’altro, l’esasperazione della diversità di chi viene rappresentato rispetto a chi legge o ascolta. L’accostamento concettuale di altro / diverso e di pericolo / minaccia trova espressione in determinati topoi che, in studi di linguistica tedesca, prendono il nome di Überfremdungstopoi (“topoi dell’inforestierimento”): nell’uso linguistico concreto, ne costituisce un prototipo l’idea di sostituzione etnica.
In una retorica volta al consenso politico (si pensi a quella adottata in campagna elettorale dall’attuale governo italiano), queste rappresentazioni emergono sistematicamente a completamento di espressioni quali fermare / frenare / bloccare oppure – in riferimento al ricevente – difendere / tutelare / preservare (contro). Intenzionalmente, si riportano qui solo due esempi particolarmente diffusi, al fine di offrire sia uno spunto sia, allo stesso tempo, un margine di riflessione individuale.
Mentre il concetto di ondata conferisce legittimità all’idea di fermare, frenare o bloccare dinamiche migratorie, spesso è stata voce alla presunta necessità di tutelare un’identità, ad esempio contro la – altrettanto presunta – lobby LGBT. Se le componenti verbali di tali costruzioni contribuiscono a gettare una luce positiva sulle intenzioni di chi parla o scrive, espressioni quali ondata e lobby hanno effetti ancora più profondi sulle rappresentazioni mentali delle tematiche in questione: la sistematicità con cui tali espressioni vengono adoperate – e che conferisce loro il carattere di topoi – le rende sempre più radicate nella percezione comune, alimentando una rigidità e univocità di pensiero oltre che una concezione distorta e falsata della società odierna.
Ripensare i topoi: La diversità come pluralità
Per contro, una riflessione critica sul linguaggio e sui tratti semantici che caratterizzano tali narrazioni topiche può costituire un primo ma decisivo spunto per stimolare un’interpretazione dinamica, elastica e flessibile della realtà. Visto poi il peso delle rappresentazioni linguistiche e mentali nel plasmare un determinato fenomeno, una maggiore dinamicità, elasticità e pluralità di pensiero può portare allo sviluppo di pratiche comunicative diverse e più virtuose. E’ a questo punto che si pone la vera sfida tra diversi linguaggi: quella di creare nuovi topoi che, in contrasto con la rigidità e l’immobilismo alimentati da quelli già affermati, diano piuttosto voce alla forza vitale che la società odierna può avere.
Quasi paradossalmente, il concetto stesso di diverso, per la sua natura semantica, rappresenta una risorsa in questo senso, in quanto incarna – e dunque può enfatizzare – non solo l’idea di altro, bensì anche quella di molteplice. Che lo si voglia cogliere e accettare o meno, proprio ciò che oggi viene rappresentato mediante topoi del pericolo, è in primis piena espressione di questa pluralità e dinamicità. Per forza di cose, chi proviene da un contesto linguistico e sociale diverso, ha un’altra / ulteriore rappresentazione mentale di un dato fenomeno o problema, che quindi potrà essere analizzato o risolto da molteplici prospettive. Questa molteplicità è veicolata, nel linguaggio matematico ancora prima che naturale, dall’ultimo segno della sigla LGBTQIA+, che rappresenta per l’appunto diverse – nel senso di molteplici – voci.
Da qui a sviluppare, e soprattutto a far sì che si affermino, nuovi topoi per contrastare narrazioni manipolatorie, il passo non è di certo breve: per chi ascolta o legge, rimettere in discussione un’associazione concettuale interiorizzata e adottare nuove prospettive di rappresentazione del mondo richiede uno sforzo – specialmente se, come in questo caso, si tratta di un cambiamento da uno stato di stabilità e rigidità ad uno di dinamicità ed elasticità. Spesso però, sono sfumature (apparentemente minime) del nostro linguaggio naturale (così complesso) a schiudere la nostra mente ad una riflessione più fluida su ciò che ci circonda. Enfatizzare la molteplicità laddove si è sempre enfatizzata l’alterità forse può rappresentare un punto di partenza verso una (comunicazione sulla) società più dinamica, vivace e criticamente proattiva.
Fonti
Kienpointner, Manfred (2017): Topoi. In: Roth, Kersten Sven/Wengeler, Martin/Ziem, Alexander (Hrsg.): Handbuch Sprache in Politik und Gesellschaft, Berlin/Boston: De Gruyter, S. 187–211.
Niehr, Thomas (2017): Argumentation in Texten. In: Roth, Kersten Sven/Wengeler, Martin/Ziem, Alexander (Hrsg.): Handbuch Sprache in Politik und Gesellschaft, Berlin/Boston: De Gruyter, S. 165–186.
Römer, David (2018): Argumentationstopoi in der Text- und Diskursanalyse – alte Pfade, neue Wege. In: tekst i dyskurs – Text und Diskurs, 11, S. 117–135.
Wengeler, Martin (2003): Topos und Diskurs. Begründung einer argumentationsanalytischen Methode und ihre Anwendung auf den Migrationsdiskurs (1960–1985), Tübingen: Niemeyer.