Emotività nella scienza e scienza dell’emotività

Che ruolo hanno giocato le emozioni nel pensiero di Watson e Crick che ha portato alla scoperta della struttura del DNA e all’accettazione del loro modello? Per rispondere a questa domanda ho letto con attenzione “La doppia elica”. […] Nel breve libro di Watson, la cui edizione cartacea comprende solo 143 pagine, ho contato 235 <emotion words>.”

Così il filosofo canadese Paul Thagard cerca di sfatare il mito della sola razionalità dietro al metodo scientifico, andando a cercare i momenti di emotività che spronano uno scienziato a continuare con la sua ricerca, contribuendo alle scoperte più incredibili. Egli conta in quel libro ben 65 parole riferite a una condizione di felicità (gioia, soddisfazione, poiacere, divertimento e sollievo per esempio).

La ricerca di risposte alle proprie domande, siano esse riguardanti la scienza o altri campi, mette indubbiamente in atto una somatizzazione della propria tensione e curiosità, al punto da aver spinto i nostri antenati a identificare cuore e pancia come sedi di queste emozioni. Una forte spinta emotiva fa contrarre più velocemente e con più forza il muscolo cardiaco (per tenersi pronti a una risposta di lotta o fuga), o può far bloccare, procedere più velocemente o a ritroso il cibo ingerito. L’elaborazione passa però comunque anche a livello di sistema nervoso centrale.

Sono in effetti numerose le connessioni fra il sistema limbico, riconosciuto come l’area cerebrale di prima elaborazione delle nostre emozioni, e la corteccia prefrontale. Quest’ultima è l’area del cervello che, sulla base di deduzioni provenienti soprattutto dalle caratteristiche cliniche di pazienti con danni a quell’area dovuti a ictus o traumi cranici, sembra essere deputata all’inibizione più razionale di istinti e risposte emotive  sulla base di ragionamento e convenzioni sociali. Come esempio di quanto questa interconnessione sia importante nell’influenzare il carattere di una persona, si può prendere lo storico caso di Phineas Cage, un operaio che nel 1848 ebbe un importante trauma al lobo frontale e, pur avendo la fortuna di sopravvivere, cambiò completamente carattere diventando disinibito e irresponsabile.

Seguire eccessivamente il proprio lato emotivo può essere infatti anche tanto negativo da essere identificato come sintomo di scomensi ormonali indipendenti dalla volontà: pianti eccessivi da parte di una neomamma,ad esempio, possono voler dire la nostalgia del proprio corpo per la condizione il bambino dentro di sè (depressione postpartum). Essi possono però essere anche indizio di una mancanza di ormoni tiroidei, condizione anch’essa frequente dopo una gravidanza.

E’ ben presente e conosciuta specialmente nella società occidentale anche una “sindrome dell’intestino irritabile”, su cui la medicina non può agire in modo del tutto risolutivo. Il nome appare richiamare una risposta di rabbia da parte del tubo digerente, che sembra voler rendere noto, attraverso dolori e bisogni impellenti, il suo costante lavoro normalmente lontano dall’eleborazione cosciente perchè a pannaggio del sistema nervoso autonomo. Il tutto accade, naturalmente, nei momenti meno opportuni, come i periodi di stress per esami o colloqui di lavoro, oppure quando ci si vorrebbe godere un cibo particolarmente saporito.

 Images: copertina

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