Altri libertini, altri tempi

 

“Se lo posso fare io un libro come questo, lo potete fare anche voi.”


Questo dichiara Pier Vittorio Tondelli in un’intervista a Fulvio Panzieri, conversazione che permette di conoscere, interpretare e analizzare un autore sconosciuto ai più.
Tondelli nasce nel 1955 a Correggio e frequenta l’Università di Bologna. L’Emilia-Romagna, la sua terra, le sue città caratterizzano fortemente il percorso narrativo e il modo di concepire la letteratura. Sono sfondo e fulcro della sua prima opera, Altri libertini, pubblicata nel 1980. Il testo è stato sequestrato per oscenità ma, nonostante il tentativo di censura, l’assoluzione del tribunale ne ha permesso la diffusione. L’autore stesso ha voluto definirlo un “romanzo ad episodi”. È una storia che è generata da una pluralità di storie. Le vicende dei personaggi si susseguono, una per capitolo, senza mai toccarsi davvero, ma lasciando la consapevolezza che si tratti della stessa trama analizzata da diverse sfaccettature. Il lettore attento, infatti, scopre in una vicenda elementi che richiamano un frammento precedente: così la folle corsa in auto del protagonista di Viaggio incrocia “una Dyane rossa con quattro scalmanate sopra”, ovvero le Splash, le femministe al centro del secondo racconto titolato Mimi e istrioni.

L’unitarietà non è data solo dalla collocazione geografica (anche perché seguendo autostrade narrative Tondelli ci porta fino ad Amsterdam e Londra), ma dall’omogeneità generazionale. Le voci che prendono vita tra le pagine di Altri Libertini appartengono ai giovani degli anni Settanta. Sono ragazzi che si barcamenano tra droga, lotte studentesche, vita universitaria, soldi che mancano, affetti che mancano. Sono vagabondi alla ricerca di un posto nel mondo, di comprensione, di compagni di viaggio, della propria identità. Omosessualità, sessualità e ricerca di genere sono il filo di Arianna nel labirinto esistenziale dipinto nei racconti. Il lettore assiste al grido d’aiuto dei personaggi, al loro provarci a inseguire una prospettiva migliore, a comprendere cosa significhi davvero essere liberi.

Tondelli scuote e rivoluziona la letteratura degli anni Ottanta, trascina fuori dalle periferie gli emarginati e ricorda al pubblico che esistono. Sono i giovani quelli che più di tutti vuole descrivere, metterli al centro dopo che erano scomparsi dal panorama culturale, fantasmi abbandonati, come se con il ’68 avessero raggiunto la maggior risonanza e poi fossero svaniti nel nulla. Non si limita, però, a renderli oggetto della narrazione, ma promuove il loro ruolo di soggetti attivi.
Under 25 è un progetto figlio del suo desiderio di scoprire nuovi talenti. Nel giugno 1985 dalle pagine della rivista Linus, Tondelli lancia un appello:

“Siete voi che dovete prendere la parola e dire quello che non vi va o che vi sta bene. Siete voi che dovete raccontare”.

Da questa iniziativa nascono tre antologie: Giovani blues (1986); Belli & perversi (1987) e Papergang (1990). Esse diventano la possibilità per scrittori con un’età inferiore ai 25 anni di avere l’occasione di comunicare, di affermarsi come autori. Un simile azzardo si rivela vincente e la piccola e grande editoria capiscono che è la strada giusta da seguire. L’esperienza di Under 25, infatti, sta agli anni Ottanta come Ricercare sta ai Novanta.
“Ricercare. Laboratorio di nuove scritture” prende il via nel 1993 a Reggio Emilia, celebrando i trent’anni dall’avanguardia del Gruppo ’63 e diventa un appuntamento annuale, fucina di esordienti che si trasformeranno poi in scrittori noti al grande pubblico, racchiusi – a torto o a ragione – nell’etichetta di Gioventù Cannibale. Nicolo Ammaniti, Aldo Nove, Isabella Santacroce, Tiziano Scarpa, Rossana Campo: nuove realtà, nuovi nomi, nuove storie.

Sorge spontanea una riflessione estesa alla realtà odierna, a uno dei momenti storici in cui più si scrive, più si pubblica, meno si bada alla qualità delle produzioni.
Occasioni per i giovani di vedersi pubblicati diventano siti di fanfiction, dove il riuso di personaggi creati da altri e il riciclo di trame clichè e stereotipate portano ad un annullamento quasi totale della creatività. Fermo restando che nel mare magnum di Wattpad, una delle piattaforme più note di self-publishing, si annidino talenti e qualità, la maggior parte dei testi non è altro che una banale ripetizione degli stessi temi, delle stesse battute e delle stesse situazioni, quelle che brama un lettore sempre meno consapevole del valore intellettuale di un testo.
Le case editrici si concentrano sul prodotto, su ciò che vede e dalla vette delle classifiche online racconti poco degni di nota si ritrovano impilati nelle librerie, pronti a un successo assicurato.

Così la figura dello scrittore giovane lentamente muore sostituita da quella dello youtuber, della facebook star, della tumbrl girl, di chi ha già un seguito pronto a comprare qualunque cosa egli produca.
E quel qualunque a me spaventa terribilmente.

 

Fonti: In principio fu Tondelli, Elisabetta Mondello, Il Saggiatore, 2007.

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