“Chronicles”, i superpoteri danno alla testa

Chronicles, realizzato dal regista Josh Trank e dallo sceneggiatore Max Landis, è la storia di tre liceali che, dopo avere scoperto in un tunnel sotterraneo uno strano minerale fosforescente, hanno acquisito il potere della telecinesi. Ben lungi dal voler salvare il mondo, il trio si gode la propria adolescenza tra giochi di prestigio, scherzi agli sconosciuti e lezioni di volo per il cielo di Siattle sino a quando Andrew, il più potente ma problematico del gruppo, entra in crisi in seguito ad un forte disagio dovuto a una serie di problematiche famigliari e a difficili rapporti interpersonali con i compagni di scuola.

Gli autori fingono che la pellicola sia stata realizzata mediante il montaggio di video girati dai personaggi del film mediante telecamere, cellulari o tablet, video a circuito chiuso o riprese dei telegiornali.

Chronicles è un film girato in formato found footage e in stile mockumentary o falso documentario, due interessanti generi filmici. Il Found footage comprende film realizzati parzialmente o interamente con un girato preesistente, riassemblato in un nuovo contesto. Nel caso specifico di Chronicles, ogni scena è stata girata appositamente per il film ma, nella finzione narrativa, il materiale proviene da riprese effettuate dai vari personaggi nel corso stesso dello svolgimento dei fatti e montate successivamente. Nel Mockumentary  rientrano invece falsi documentari girati da registi che “si prendono gioco” dello spettatore, proponendo una storia fittizia come un fatto realmente accaduto. Come suggerisce il titolo stesso, il film è la “cronaca” di quanto sarebbe accaduto se tre comunissimi adolescenti di Siattle avessero acquisito dei superpoteri.

Come afferma il regista stesso “La nostra è la generazione Youtube”, perciò le telecamere sono ovunque nella nostra vita come in quella dei personaggi del film: alcuni si improvvisano video-maker per passione, come l’introverso protagonista Andrew, che utilizza la telecamera come filtro tra se stesso e il mondo che lo circonda, e Casey, la fidanzata video-blogger del giovane telecinetico Matt; altri invece riprendono semplicemente ciò che accade di interessante intorno a loro brandendo webcam, smartphone o tablet. Sono inoltre installate ovunque telecamere a circuito chiuso che filmano i personaggi a loro insaputa e i telegiornali riprendono la realtà per informarci di quanto succede nel mondo e memorizzare su nastro la memoria collettiva della popolazione. Ciascuna di questa attività di video editing ha permesso, naturalmente nella finzione narrativa, di riprendere le cronache dei tre telecinetici di Siattle per trasformarle in un found footage.

Chronicles tuttavia si discosta di film appartenenti al genere. Prima della pellicola di Trank, la trama dei film found footage comprendeva il racconto del modo in cui i filmati giungono in possesso del realizzatore del montaggio e offriva una giustificazione alla realizzazione del film all’interno del contesto narrativo; in Chronicles invece nulla lascia intendere che esista un soggetto responsabile della rielaborazione dei filmati né si racconta come tale operazione sia stata possibile, considerando che molti video vengono distrutti o dispersi nel corso stesso dello svolgimento dei fatti.

E’ il caso delle riprese realizzate all’interno del tunnel sotterraneo: è evidente che, dopo aver acquisito i superpoteri mediante il surriscaldamento del minerale fosforescente, accade qualcosa che induce i tre ragazzi a fuggire e, durante la corsa, la telecamera in funzione viene rotta e forse persino abbandonata all’interno della grotta; nel corso della battaglia finale, assistiamo all’accidentale uccisione da parte di Andrew di un uomo che filmava lo scontro con un cellulare alla finestra del proprio appartamento e non è chiaro se lo smartphone sia sopravvissuto al proprio padrone; non sappiamo infine come possa rimanere intatta la telecamera della scena finale, in cui viene abbandonata accesa tra le nevi del Tibet. Ma ammettiamo che ogni filmato sia stato salvato e conservato in attesa di essere rielaborato dal regista-narratore: chi sarebbe riuscito a reperirli tutti per realizzare il montaggio? Si potrebbe girare un film solo sulla ricerca dei filmati … Il falso documentario risulta dunque effettuato da un misterioso narratore onnisciente che non è dissimile dall’anonima voce narrante onnisciente di un romanzo.

L’espediente narrativo del finto documentario induce lo spettatore a ritenere che il regista-narratore stia riportando l’esposizione dei fatti oggettivamente, astenendosi da ogni commento con la professionalità di un giornalista di cronaca e la sensibilità di uno scrittore verista. L’occhio della telecamera è tuttavia una guida che filtra la nostra percezione dei fatti e ci mostra soltanto quello che il regista-narratore vuole raccontarci: il film dunque non è esente dall’esporre un opinione, che più precisamente è una critica alla struttura standard dei supereroi dei fumetti e una denuncia delle problematiche più comuni nei giorni nostri come la violenza in famiglia, l’emarginazione sociale, il bullismo, la scarsa autostima e la solitudine degli adolescenti.

Le caratteristiche dei video mutano a seconda della situazione in cui essi, secondo la trama del film, sarebbero stati girati, offrendoci un eccellente esempio di … possiamo chiamarlo metacinema o metadocumentario?

Le riprese iniziali sono state effettuate da Andrew, il quale è un video maker piuttosto maldestro (abbondano infatti i tremolii ed i movimenti bruschi tipici della camera a spalla gestita da un principiante) di cui riusciamo a vedere il volto solo indirettamente, magari attraverso la fugace ripresa del suo riflesso in uno specchio. L’abilità alla ripresa migliora col tempo, così col procedere della narrazione realizza riprese più raffinate e talvolta trova il coraggio di concedere il suo volto all’obiettivo; essendo diventata poi più soddisfacente la sua vita sociale, il ragazzo rafforza la propria autostima e concede il suo volto all’obiettivo. Dopo aver acquisito il potere della telecinesi, Andrew comanda la cinepresa a distanza, così viene ripreso come ogni altro personaggio.

Casey è invece una documentarista eccellente quando si tratta di realizzare il filmato di una recita scolastica, ma la qualità dei suoi video cala bruscamente quando viene direttamente coinvolta nell’azione perché cessa di avere il controllo assoluto della telecamera. I “cameramen occasionali”, specie se si avvalgono di strumenti non professionali come i cellulari, realizzano invece dei prodotti di qualità veramente scadente; le telecamere a circuito chiuso hanno un’immagine fissa e non centrata rispetto agli eventi narrati. Siccome le telecamere sono anche oggetti di scena, i video vengono influenzati e talvolta rovinati dall’azione.

La vicenda presenta delle analogie con le avventure dei fumetti Marvel, infatti riguarda le avventure di adolescenti che acquisiscono dei poteri mediante un misterioso minerale. Il trio tuttavia non è affatto animato dal nobile proposito di salvare il mondo: Matt, uno dei tre ragazzi, propone ad un certo punto di sfruttare il proprio potere per aiutare le persone, ma non fa nulla di concreto in questa direzione. I superpoteri vengono invece percepiti come un’opportunità per rendere più spassosa la realtà, realizzando dei piccoli scherzi da adolescenti scapestrati che ben presto provocheranno dei danni seri a terzi. I tre supereroi non sono crudeli, sono semplicemente giovani, immaturi e desiderosi di divertirsi, proprio per questo i superpoteri rovineranno per sempre le loro vite…

Come un vero antagonista dei fumetti americani Andrew, incapace di affrontare le dure prove cui la realtà lo sottopone come le violenze di un padre alcolizzato, la morte della madre e gli atti di bullismo dei compagni di scuola, si trasforma in un folle distruttore con manie di onnipotenza e incapace di provare pietà per i propri simili. A differenza dei fantasiosi e suggestivi travestimenti dei nemici dei supereroi dei fumetti, le soluzioni escogitate da Andrew sono solo la grottesca e angosciante manifestazione di un disturbo psicologico: la vecchia divisa da pompiere del padre, tra l’altro di qualche taglia di troppo, sembra uno scafandro sformato sul suo giovane corpo; affermare con voce disumana di essere il Superpredatore dopo aver ammazzato degli innocenti non incute timore o ammirazione, semplicemente manifesta la gravità del delirio di un pazzo. Sebbene il film derivi dalla tendenza degli ultimi anni di destrutturalizzare la figura del supereroe classico di cui per anni sono state narrate le avventure nei comics e sul grande schermo, Trank ha abolito ogni diretto riferimento al mondo dei supereroi poiché era intenzionato a creare dei personaggi che fossero assolutamente umani nonostante il sovrumano potere.

A questo proposito il regista afferma: “Ho sempre cercato di fare in modo che ne uscisse una pellicola ‘normale’, per cui il mio modello non è stato Spider-Man ma possiamo, invece dire, che lo è stato Stand By Me. Tutto questo per dirvi che non mi interessa che la gente si soffermi sugli effetti visivi quando i protagonisti volano e volteggiano per le strade di Seattle. Quello che mi preme maggiormente è che il pubblico arrivi a conoscere bene la psicologia dei personaggi, dove attraverso la demolizione dell’identità del supereroe c’è di ben più importante una demolizione dell’etica, maggiormente importante e sentita visto che parliamo di un gruppo di tre amici”.

I protagonisti di Chronicles sono dunque degli antieroi dei cavalieri in calzamaglia, i spuperpoteri sono un mero pretesto per sconvolgere le loro vite e dare il via alla narrazione. La fragilità e l’immaturità dei tre telecinetici, la devastazione psichica e fisica che porterà Andrew alla morte e la semplicità con cui Matt combatte contro di lui suggeriscono che nella vita reale non possiamo essere salvati dai supereroi della Marvel: abbiamo più che altro bisogno di imparare a stringere i denti, convivere serenamente con chi ci sta vicino e resistere con tutte le nostre forze alle fragilità interiori che ci affliggono nonostante le avversità della vita.

Il lungometraggio, una co-produzione tra Usa e Uk della 20th Century Fox che è uscito in America il 3 febbraio 2012 ed è arrivato nelle sale italiane il 9 maggio dello stesso anno, è stato realizzato con un budget veramente ridotto (15 milioni di dollari circa), ma ha ottenuto un grande successo al botteghino guadagnando 126 milioni di dollari in tutto il mondo: spesa minima e massimo guadagno per un’inedita e brillante rielaborazione di generi di tendenza, la Fox è stata così soddisfatta dei risultati ottenuti che ha recentemente proposto la realizzazione di un sequel, da cui purtroppo è stato tagliato fuori Max Landis, il sceneggiatore del primo episodio. Lo scarso budget a disposizione non ha tuttavia ostacolato un interessante utilizzo degli effetti speciali che, pur non prevedendo nulla di troppo sofisticato e costoso per le tecnologie attuali, hanno saputo intrattenere sapientemente lo spettatore.

La lentezza e la confusione delle scene iniziali del film può indurre ad abbandonare la visione perché si tratta di scene di ordinaria conversazione tra normalissimi ragazzi americani, realizzati per gioco dai personaggi stessi, ma presto il film diventa più coinvolgente e si trasforma in una pellicola di tutto rispetto.


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