Circa 400 mila passeggeri a terra e più di 34 rotte annullate. Sono questi i numeri comunicati negli ultimi giorni da Ryanair e che riguardano i voli cancellati da novembre 2017 a marzo 2018. La compagnia aerea low cost nelle ultime settimane sta creando non pochi disagi a milioni di viaggiatori. Ryanair ha già comunicato ai suoi clienti due diverse misure: voli alternativi o il pieno rimborso del biglietto. Nonostante questo, si è già alzato un polverone e sembra che la situazione sia tutta fuorché sotto controllo.
Inizialmente le prime notizie diffuse chiarivano che la soppressione dei voli era per rientrare nei canoni della puntualità. Poi, la causa è stata rintracciata in un’errata programmazione delle ferie dei piloti. Secondo la stampa irlandese sarebbero stati offerti circa 12.000 euro di bonus ai capitani e 6.000 euro per ciascun primo ufficiale a patto che rinunciassero parzialmente alle ferie. Questo avrebbe permesso alla compagnia di poter effettuare oltre 50 voli e impedire dunque la cancellazione che, però, difatti è avvenuta.
Il pagamento del bonus sarebbe stato condizionato al fatto che i piloti portassero a termine oltre 800 ore di volo con scadenza il prossimo ottobre del 2018. Dunque, non solo avrebbero lavorato di più, rinunciando parzialmente ma drasticamente alle loro ferie, ma avrebbero ricevuto questo bonus soltanto un anno dopo quando la situazione sarebbe rientrata del tutto.
Nelle ultime settimane però la situazione è precipitata. Oltre 700 i voli cancellati dall’Italia verso mete italiane e straniere. E la situazione, come annunciato proprio negli ultimi giorni, si è aggravata al punto che i voli cancellati coprono un periodo molto più lungo che si estende fino a marzo del 2018. Inutile dire che la compagnia ci rimetterà, soprattutto a livello economico oltre che di immagine. Si stima, infatti, che le richieste di rimborso arriveranno a oltre 20 milioni di euro.
La soppressione di centinaia di voli ha fatto crollare il titolo di Ryanair che in borsa continua a perdere punti. Intanto la situazione ha fatto infuriare i clienti, sia italiani sia stranieri, preoccupati di perdere i biglietti acquistati, come difatti è già accaduto a molti. Il danno d’immagine non è solo presente, ma anche futuro. Una compagnia che può apparire agli occhi del severo viaggiatore inaffidabile e che può compromettere la decisione di prenotazioni future.
Ma mi pare di capire, anche se la questione non è stata analizzata fino in fondo, che un problema ben più grave sta alla radice: il trattamento che Ryanair riserva ai suoi dipendenti. Infatti, il caos in cui si trova la compagnia è dovuto in parte all’alto numero di licenziamento di piloti. Nell’ultimo anno e mezzo se ne contano più di mille, scappati a causa delle pessime condizioni di lavoro.
Secondo alcune testimonianze, ogni pilota può scegliere tra due tipologie di contratto. La prima prevede un contratto stipulato con l’azienda, con uno stipendio pari a 7.000 euro al mese, ma si tratta di meno di un terzo dei piloti. Il secondo è un contratto autonomo, con uno stipendio che oscilla tra gli 8.000 e i 10.000 euro. Naturalmente le cifre riguardano i comandanti e la retribuzione avviene sotto forma di rimborso spese. Ogni pilota è costretto a sborsare per l’addestramento, per i corsi di aggiornamento, per il parcheggio in aeroporto, per gli alberghi, il cibo e le bevande. Oltretutto chi lavora con contratto autonomo non ha ferie né malattie pagate. Dunque, forse a bene vedere il problema non sono solo le ferie.
La questione sembra essere molto più spinosa e per il momento non ci resta che stare a vedere i futuri sviluppi. Certo la situazione della compagnia non sembra per niente rosea e più del 70% dei viaggiatori con i voli cancellati ha deciso di acquistare un volo alternativo da un’altra compagnia. Male, a tratti malissimo per Ryanair.
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