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Sorry to Bother You: distopia come satira della società moderna

Divertente, bizzarro, ma soprattutto in grado di far riflettere, Sorry to Bother You è uno dei film più interessanti degli ultimi tempi per la sua capacità di coniugare temi delicati e attuali – discriminazione razziale, lotta di classe, deriva capitalista della società e trionfo dell’idiozia celebrata da reality show e social media – in un pastiche caotico dalla difficile definizione. Assurda black comedy, grottesca distopia fantasy e satira sociale permeata di sperimentazioni visive, Sorry to Bother You non ha paura di sfociare nell’eccessivo e nello spropositato per raccontare la sua storia: anzi, ne fa il suo punto di forza.

Oakland, periferia americana: Cassius “Cash” Green (Lakeith Stanfield) vive nel garage dello zio con la fidanzata Detroit (Tessa Thompson), performance artist e aspirante attivista che affronta le fatiche per pagare l’affitto. Il tutto all’interno di uno scenario economico dominato dalla multinazionale WorryFree, immenso conglomerato che in cambio di un’occupazione sicura riduce in schiavitù i suoi dipendenti. Cash viene assunto dal call center dell’azienda RegalView come venditore telefonico di enciclopedie, un lavoro senza diritti garantiti e con turni massacranti all’interno di angusti cubicoli grigi. Gli affari non vanno bene, almeno fino a quando l’anziano collega Langston (Danny Glover) non gli consiglia di celare l’identità di afroamericano adottando la sua personale white voice, la “voce da bianco” fatta di toni rassicuranti e manierismi familiari. I clienti ne sono conquistati e Cash si guadagna una promozione al ruolo di Power Caller, una ristretta élite di venditori che operano dal lussuoso attico all’ultimo piano del palazzo.

Qui Cassius scopre che il maggiore cliente della RegalView è proprio la spietata WorryFree, per conto della quale traffica armi e forza lavoro. Rinnegati i suoi amici e il nascente sindacato, decide di dedicarsi a una carriera immorale ma dai facili guadagni, che lo porta a conoscere Steve Lift (Armie Hammer) il fascinoso CEO della WorryFree. Durante una festa privata nella magione di quest’ultimo si imbatte in un terribile segreto: la multinazionale sta trasformando i lavoratori in creature mostruose, ibridi metà uomo metà cavallo chiamati Equisapiens, più forti, resistenti e obbedienti di qualsiasi individuo, da sfruttare come schiavi. Cash denuncia il fatto, ma in tutta risposta la società acclama Lift come visionario. Per fermare la dilagante follia non gli resta che tornare a lottare insieme alla fidanzata Detroit e ai suoi amici.

Sorry to Bother You, si diceva, non è un film che teme di risultare troppo esplicito nella sua denuncia della vita moderna. Consciamente abbandonata ogni sottigliezza allegorica, decide di fare delle sue assurdità lo strumento perfetto per mettere a nudo deliri e contraddizioni del nostro tempo, conducendo una feroce satira sociale che si scaglia contro lo strapotere delle multinazionali, lo sfruttamento della forza lavoro, il consumismo più sfrenato e la stupidità dilagante. Se la prima parte della storia appare ancora collocata in un impianto quasi realistico, pur percorso già da sfumature distopiche, è nella seconda metà che essa prende decisamente una piega inaspettata, sviluppando le proprie premesse sulla strada di una bizzarria allucinata e sinistramente esilarante.

Lo stesso processo di progressiva esuberanza narrativa si verifica nell’uso delle trovate a sostegno del racconto, che trascendono la propria dimensione metaforica per farsi del tutto letterali. Così, Cassius entra in contatto coi propri clienti in senso non solo figurato ma anche, sfondando tetti e pavimenti con la sua scrivania per presentarsi davanti a loro in ufficio, in camera e persino in bagno. La sua white voice, più che un semplice camuffamento, è un timbro vocale del tutto diverso (doppiato infatti da un altro attore, rigorosamente bianco). L’apice si raggiunge nelle figure degli Equisapiens, nelle quali la disumanizzazione provocata da un capitalismo immorale e coercitivo si fa carne corrotta, orribile metamorfosi, alterazione corporea.

Sorry to Bother You

L’unico modo per ribellarsi alla degenerazione della società, allora, è opporre alla fredda logica plutocratica la forza della solidarietà; il solo mezzo per combattere la perdita di umanità, appellarsi ai valori di altruismo e fratellanza che la contraddistinguono. Il primo esempio lampante è rappresentato dal sindacato dei lavoratori RegalView, che comprendono come solo unendosi insieme possono far valere la propria voce contro la legge del mercato, lottando per la conquista di diritti basilari. Cassius, inizialmente partecipe, tradisce i suoi amici per seguire il miraggio di un mondo sudicio e sfarzoso, ma si rende conto dell’errore commesso una volta scalfita la superficie luccicante e averne intravisto il fondo marcio.

La scoperta penosa degli orrori commessi ai danni degli Equisapiens è il punto di rottura che convince Cash a tornare sui propri passi, prima sottoponendosi a punizioni degradanti in diretta tv pur di gettare luce sul crimine, poi prendendo direttamente l’iniziativa per liberare le creature. Il suo gesto altruista sarà ricompensato quando, catturato dalla polizia durante la protesta finale, verrà salvato dall’intervento degli uomini-cavallo. Il messaggio di Sorry to Bother You è chiaro: solo facendo fronte comune e aiutandosi l’un l’altro ci si può ergere contro forze troppo vaste per i singoli individui.

Same struggle. Same fight.

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