Il Libano è in ginocchio (ma pochi ne parlano)

Il Libano ha una storia travagliata e colma di conflitti, le cui conseguenze si ripercuotono ancora oggi. Dopo la fine della guerra civile nel 1990, il potere centrale e governativo è stato diviso su base religiosa tra cristiani e musulmani. Ciò negli anni però non ha portato altro che corruzione e clientelismo, un sistema di favoritismi che esclude chi non ha potere economico e politico.

A questo, si aggiungono molti altri problemi: una crisi umanitaria con il più alto numero di rifugiati al mondo, campi di accoglienza sovraffollati e in condizioni precarie, poche strutture sanitarie, un alto tasso di disoccupazione (40% solo tra i giovani), problemi nella raccolta dei rifiuti e nella pulizia delle strade, energia elettrica non accessibile o ad uso limitato e una povertà che aumenta di giorno in giorno. La pandemia da Coronavirus che sta stravolgendo il mondo si è quindi solo aggiunta alla montagna di problemi del Libano.

La lenta devastazione del Libano sta però passando nell’ombra: la disinformazione su questo paese è molto alta, i giornali online e cartacei ne parlano poco, mentre i telegiornali rimangono in silenzio. Essendo questa la situazione, aiuti concreti stentano ad arrivare.

La crisi economica si sta aggravando:

Il Libano è messo in ginocchio da una crisi economica che continua da anni, la più significativa dal 1990, tanto che si trova ad avere un debito pubblico di 90 miliardi di dollari, pari al 170% del PIL del paese. È la nazione con il più alto debito pubblico al mondo e la sua situazione continua a peggiorare: gli afflussi di valuta estera stanno precipitando sempre di più e la lira locale ha perso il 70% del suo valore dal mese di ottobre 2019. Come conseguenza, le banche hanno imposto limiti e freni ai prelievi e ai trasferimenti di soldi, scatenando la rabbia dei cittadini.

Inoltre il 9 marzo Hassan Diab, il nuovo primo ministro, ha annunciato il default e quindi l‘impossibilità di risanare il debito pubblico nelle condizioni attuali, aggiungendo:

Lo stato libanese cercherà di ristrutturare i suoi debiti, in modo coerente con l’interesse nazionale, avviando negoziati equi con tutti i creditori.

Nulla è però ancora stato fatto e la povertà aumenta sempre di più tra i cittadini, soprattutto dopo il lockdown della pandemia da Coronavirus: un terzo della popolazione è disoccupata, i prezzi dei generi alimentari e di prima necessità sono aumentati in modo spropositato, l’87% dei profughi fatica ad avere almeno un pasto al giorno e, inoltre, le previsioni dello Stato dichiarano che il 75% dei libanesi patirà la fame entro la fine del 2020.

Cosa fare allora? le soluzioni possono essere due: emigrare, cercando fortuna fuori dalla propria casa e assumendo molti rischi, oppure protestare per un cambiamento radicale.

La disperazione dei cittadini sfocia in protesta:

Nell‘ottobre del 2019, dopo un ulteriore aumento dei prezzi di benzina, tabacchi e chiamate telefoniche, i cittadini sono scesi in piazza per manifestare contro un governo corrotto che si è preoccupato solo dei suoi interessi per molti anni, facendo crollare il paese e portando i cittadini alla fame. Le proteste sono andate avanti, senza risultati se non il cambio del primo ministro, fino all’annuncio del lockdown, durato due mesi.

Oggi, dopo due mesi di chiusura e dopo il peggioramento del sistema finanziario, i manifestanti hanno ancora più voglia di far sentire la propria voce: più di una decina di banche sono state incendiate, negozi distrutti, il Parlamento assaltato, sono state usate bombe a benzina,  pietre, petardi e fuochi d’artificio, le strade sono state bloccate e per le vie delle città regna il caos. In questi giorni si è registrato un netto aumento di aggressività nelle manifestazioni rispetto all’anno scorso.

Dall’altra parte, anche la polizia e l’esercito stanno usando mezzi sempre più violenti per bloccare le proteste: gas lacrimogeni, manganelli, idranti e proiettili di gomma sono all’ordine del giorno. Centinaia di manifestanti sono stati feriti gravemente e hanno occupato gli ospedali che già stanno fronteggiando l’emergenza Coronavirus.

Diversi video postati sui principali social networks stanno denunciando l’azione repressiva del governo, ma le violenze e le proteste non accennano a fermarsi. I cittadini pensano che solo un cambiamento radicale dello Stato possa salvarli dalla fame e farli sopravvivere.

Il Libano è in ginocchio, il mondo rimane in silenzio e i cittadini sono allo stremo. Non è arrivato nessun aiuto né da un governo che ormai sembrerebbe alla soglia del fallimento né da paesi esteri. I libanesi stanno vivendo nell’ombra della fame e della povertà.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.