“T’innamorerai senza pensare”: è così per tutti?

T’innamorerai senza pensare: così recita una delle strofe di Figlia, la canzone che il noto cantautore Roberto Vecchioni ha dedicato alla primogenita Francesca quando è nata. D’altronde, è così che funziona, no? Un giorno qualunque si incrocia la propria strada con quella di un’altra persona, e all’improvviso ci si ritrova a percorrerle insieme, mano nella mano. E per Francesca è stato così: si è innamorata tante volte nel corso della propria vita, senza pensarci troppo. La sua autobiografia è raccontata tra le pagine di T’innamorerai senza pensare, che con ironia ed estrema leggerezza raccontano il viaggio di Francesca attraverso la scoperta della propria omosessualità.

Tuttavia, sarebbe utopico affermare che tutti abbiano la forza o la fortuna di compiere questo viaggio – un viaggio verso sé e verso gli altri – con la stessa leggerezza di Francesca. La radicata mentalità omofoba che ancora oggi, nel XXI secolo, non permette a tutti di innamorarsi senza pensare alle conseguenze, è quotidianamente causa di avvenimenti tragici, alimentati da odio, ignoranza e pregiudizi. E quella di Francesca vuole essere una delle voci che si sollevano per cambiare proprio questo stato di cose, e per tendere una mano verso tutte quelle persone che hanno bisogno di riconoscersi, per essere riconosciute da chi ancora non è in grado di vederle veramente. Persone che hanno il diritto, alla stregua di tutte le altre, di non sentirsi sole.

T’innamorerai senza pensare è il viaggio di chi, costretto a comprendere, accettare e affermare se stesso ogni giorno, decide di trasformare ciò che per la becera mentalità diffusa rappresenta la “anormalità” (se non addirittura un morbo dal quale guarire, o un impiccio di cui disfarsi al più presto), in un vantaggio. Ed ecco che tra le pagine del libro T’innamorerai senza pensare Francesca affronta di petto le tematiche più delicate e scottanti che ancora oggi gravitano intorno all’omosessualità, disseminandole di pillole di saggezza e autoironia. E sradicando ogni tabù.

T’innamorerai senza pensare:  il coming out

Francesca sa di essere una persona estremamente fortunata: fortunata ad avere dei genitori come i suoi, dei parenti e degli amici che non l’hanno mai fatta sentire sola, diversa o, peggio, malata. Fortunata perché sa bene che questa, purtroppo, non è la norma. Le notizie di cronaca sugli episodi di omo e transfobia, di bullismo e di suicidi a essi collegate, tratteggiano percorsi decisamente più complicati di quello raccontato nelle pagine di T’innamorerai senza pensare. Francesca, però, vuole riportare la propria esperienza, senza ipocrisia e senza buonismo, per delineare, nella sua normalità, quella che dovrebbe essere la vita di ogni persona omosessuale al giorno d’oggi: semplicemente serena. Perché sì, il lieto fine può esistere anche in questi casi, e dare per scontato il contrario non fa altro che ritardarne il processo di normalizzazione.

Di norma la reazione di un padre o di una madre alla notizia dell’omosessualità del figlio è uno dei momenti più difficili della vita di una persona omosessuale o transessuale. Per fortuna, complice l’intelligenza, l’apertura mentale e l’umanità della famiglia di Francesca, il suo coming out è stato ascoltato, accolto e accettato dai genitori con estrema naturalezza. Anzi, si potrebbe quasi dire che non abbia sortito alcun effetto, se non quello di alleggerire Francesca da un macigno pesantissimo.

“Non mi hai detto se frequenti qualcuno…”

“Papà, è un po’ complicata la cosa”

“In che senso complicata? C’è qualche problema che non vuoi dirmi?”

Effettivamente non mi usciva la voce. Sapevo che quello sarebbe stato il momento giusto per fare coming out, ma proprio non riuscivo a dire quella frase che mi frullava in testa: le parole non si componevano.

“È che non sto con un uomo, papà, sto con una donna”

Ci fu un attimo di silenzio. La sua mente dovette registrare la cosa. Poi si alzò di scatto come per andarsene. E disse:

“Ma vaffan…mi hai fatto spaventare… Non sapevo più che cosa pensare! Ma non me lo potevi dire subito?”

E per chi non fa coming out?

A ventitré anni Francesca si innamora nuovamente. A farle vacillare il cuore è una donna colta, affascinante e ironica. Ma non è dichiarata. Alla tenera età di trentatré anni, nessuno, né i suoi genitori né tantomeno i colleghi, hanno la minima idea che lei possa intrecciare una relazione con una donna piuttosto che con un uomo. Gli unici ad essere al corrente della cosa sono i suoi amici stretti, e ciò equivale a circoscrivere una cerchia infinitamente ristretta rispetto all’intero raggio di conoscenze di una persona.

Non sono tanti, sono pochi e ben selezionati: ex, amici che hai scoperto essere omosessuali o chi non ti ha mai risposto “Io non ho niente contro le lesbiche, basta che tieni le mani a posto”; il resto del novero è composto da tutti quelli che non sono fuggiti inorriditi dopo un tuo coming out. Che poi bisognerebbe sfatare anche questo mito: io scapperei da qualcuno per ben altre ragioni. Sarebbe molto più grave se qualcuno mi dicesse che gli piacciono i calzini bianchi nei mocassini; o che butti la pasta senza aspettare che l’acqua bolla; figuriamoci poi se vedessi qualcuno gettare un mozzicone di sigaretta in mare, o sentissi affermare che l’Olocausto non è mai esistito…lo riempirei di botte! Naturalmente scherzo, cercherei di ragionarci e non so se otterrei più risultati con il nazista o con il maleducato.

Lo sforzo mentale a cui si sottopone una persona gay non dichiarata è estenuante: l’utilizzo del pronome neutro in luogo del reale maschile o femminile nelle conversazioni, l’ingaggio di amici o amiche che si fingano partner durante le cene di famiglia, l’imbarazzo nel lasciarsi sfuggire un nome femminile là dove tutti si aspetterebbero un maschile (e viceversa). Senza contare, poi, il costante stato di infelicità interiore. La fatica psicologica che ne deriva incide inevitabilmente sul benessere dell’individuo, sulla trasparenza delle sue relazioni e sulla sincerità dei suoi rapporti personali. Quanto vale il dispendio energetico di chi vive la propria esistenza fingendo di essere qualcun altro, soltanto perché parte della società – la maggior parte, ahimè – è rimasta ancorata all’età della pietra?

Il sesso

Gay si nasce o si diventa? Per poter rispondere, indispensabile è una premessa: orientamento sessuale e identità di genere non vanno confuse. Per orientamento sessuale si intende l’attrazione (sessuale, ma anche affettiva) verso persone del proprio sesso, di sesso opposto o di entrambi. L’identità di genere determina invece la percezione che ognuno ha del proprio sesso: c’è chi si sente donna e chi si sente uomo, e come tale desidera essere riconosciuto dal resto del mondo. Ecco perché la domanda “chi fa l’uomo – o la donna – tra voi durante il sesso?”, posta da un etero a una coppia gay, genera solitamente il riso.

Secondo l’immaginario collettivo, tra due donne che fanno sesso una delle due deve per forza assumere un ruolo maschile: come se una donna, a letto con un uomo, non potesse fare l’uomo! Certo, se per ruolo maschile intendiamo soltanto l’atto della penetrazione…la facciamo un po’ troppo semplice, e per di più sottovalutiamo la fantasia e le possibilità di una qualunque coppia a letto, che sia etero o gay. Mettiamola così: una coppia omosessuale ha la stessa identica probabilità di una coppia etero di finire a fare soltanto la posizione del missionario; l’unica differenza, forse, è che nel primo caso ci si alterna più spesso.

La maternità

Francesca e Alessandra, la sua ex compagna, sono oggi madri di due splendide gemelle, Nina e Cloe. Il percorso per concepirle è stato tortuoso ed estenuante, oltre che fisicamente lungo (la clinica scelta per l’inseminazione eterologa si trova in Olanda). Ma oggi la loro famiglia “alternativa” straripa d’amore alla stregua di qualsiasi altro nucleo famigliare “tradizionale”, e in alcuni casi anche di più.

Anche nell’ambito della maternità, una qualsiasi coppia omosessuale si ritroverà, prima o poi, a dover fare i conti con la critica più frequente avanzata dalla tipica mamma-etero-tradizionalista: “Ma non avete paura che un ipotetico figlio possa soffrire in una società che li discrimina? E che cosa diranno a scuola gli altri bambini?”. Anche in questo caso, doverose sono alcune premesse.

Premessa numero uno: i bambini non nascono discriminando, ma lo imparano da ciò che captano dagli adulti e da ciò che li circonda. Premessa numero due: le ricerche condotte in tema di figli cresciuti da genitori omosessuali confermano che non esistono differenze rispetto a bambini nati da coppie eterosessuali. Detto ciò, è evidente che il problema risiede nel pregiudizio insito in una tale affermazione, ma sapientemente celato. Chiedere a una coppia gay se serbi preoccupazioni per la futura serenità del figlio è una domanda che a molti pare scontata e assolutamente lecita. Ma in realtà equivale a normalizzare l’intolleranza di fronte a casistiche di famiglie “non tradizionali” e, dunque, ad ammettere che la società odierna è irrimediabilmente omofoba. È un po’ come dire, ad esempio, a una famiglia marocchina residente in Italia: “Forse non è il caso che facciate dei figli qui, perché in Italia siamo razzisti: e chissà che cosa dovrebbero sopportare i vostri bambini a scuola!”. Non c’è alcuna differenza tra i due casi, se non che nel primo la percezione è quella di una domanda lecita, mentre nel secondo di una esplicita manifestazione di razzismo.

Il pregiudizio

A volte basterebbe cambiare il proprio punto di vista per accorgersi di quanto un pensiero apparentemente innocuo sia impregnato di pregiudizio, o di quanta miseria si celi dietro ad alcune parole o frasi. La piccolezza dell’egoismo e la miopia della meschinità portano inevitabilmente a considerare se stessi come l’unica misura del mondo, e a ritenere gli altri solo una macchia che sporca le proprie ottuse convinzioni, dimenticando che il senso della dignità risiede proprio nel rispetto dell’altro.

FONTI

Francesca Vecchioni, T’innamorerai senza pensare, Mondadori, 2015.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.