Sempre più fenomeni estremi nelle nostre terre: venti a oltre 70 chilometri orari a Milano, fiumi in secca e mancanza di pioggia da più di due mesi. Negli oltre quaranta giorni del 2022 sono scesi solo 17 millimetri di pioggia e il livello del Po è più basso di quello di Ferragosto. È allarme siccità e l’aridità dei terreni rischia di mettere in pericolo una parte delle coltivazioni.
L’italia ha sete: gennaio 2022 tra i più secchi della storia.
Già il 2021 fu caratterizzato da una mancanza di precipitazioni, tanto che a inizio marzo si iniziò a parlare di allarmare siccità. A un anno di distanza siamo di nuovo in balia dello stesso problema e lo scenario si presenta ancora più disastroso rispetto a quello dell’anno scorso. Il Po e la Dora sono a livelli minimi, con una portata del Po scesa del 30%, mentre i grandi laghi hanno percentuali di riempimento che vanno dal 18% di quello di Como al 22% del Maggiore. È allarme siccità e l’aridità dei terreni rischia di mettere in pericolo una parte delle coltivazioni.
Il problema dell’agricoltura
Nessuna regione ha tanta acqua come la Lombardia. Le riserve dei grandi laghi presenti sul territorio hanno sempre portato l’agricoltura a essere pensata nell’ottica di una grande disponibilità d’acqua. Ma in mancanza di piogge costanti e di neve invernale, le premesse per un’annata difficile ci sono tutte perché il problema della siccità è che non ci sono riserve per rispondere al reale fabbisogno.
Legambiente implora per una riforma: “l’agricoltura in Nord Italia deve essere ripensata, altrimenti il rischio è di non avere acqua sufficiente per le coltivazioni estive”, come quella del mais che è la più esigente. La mancanza di questo prodotto non sarebbe un problema esclusivo del mercato di riferimento, ma colpirebbe tutta la catena alimentare, perché il mais è tra le principali risorse di carboidrati per gli animali. In quest’ottica risulta necessario che l’agricoltura diventi meno esigente d’acqua.
Possibili soluzioni alternative
Per Legambiente Lombardia le soluzioni sono due: sviluppare tecniche di irrigazione più attente, dove lo spreco d’acqua si riduca al minimo (o nei casi migliori si elimini completamente), e optare per colture meno bisognose d’acqua. Il mais è la coltura dominante in Lombardia ma comporta una serie di criticità. Una graduale sostituzione con il riso potrebbe portare a una serie di vantaggi ambientali perché richiede un minore accesso idrico e quando lo fa, lo fa in corrispondenza di periodi in cui è difficile che manchi dell’acqua.
A questo proposito, per necessità o curiosità scientifica, la tecnologia ci viene incontro e negli ultimi anni si sono moltiplicati gli studi riguardo soluzioni agricole alternative. Tra queste possiamo citare la Seawater Greenhouse, una serra ad acqua marina, e le Vertical Farm, che consentono un risparmio idrico del 90% e anche una notevole riduzione di pesticidi e agrofarmaci.
Scenari contemporanei: sempre più eventi estremi
Ma di fronte a questi eventi sempre più estremi non dobbiamo stupirci. Nonostante l’Italia si possa considerare, entro certi limiti, un Paese fortunato, gli effetti dei cambiamenti climatici sono ben visibili anche nelle nostre terre. Secondo AGI (Agenzia Giornalistica Italia) dal 2010 gli eventi estremi in Italia sono stati 1.181 con oltre 264 vittime, nove delle quali solo nell’anno scorso.
Ma se ancora non si è convinti della gravità della situazione, ci si può rifare ai dati di Legambiente, che dipingono una situazione a dir poco drammatica. Nei quattro anni che separano il 2016 al 2020, le persone sfollate a causa di frane e alluvioni sono state oltre 27 mila. Inoltre, gli eventi estremi si sono intensificati durante lo scorso anno e con essi anche i danni riportati: in aumento le grandinate, le frane da piogge intense e gli allagamenti. Tra le città italiane Roma è la più colpita, seguita da Napoli, Catania, Palermo e Milano.
Conflitti futuri: le guerre per l’acqua
La siccità si inserisce perfettamente in queste osservazioni, diventando una delle maggiori fonti di preoccupazione. In un mondo dove la temperatura terrestre è in costante aumento, la mancanza d’acqua ci prospetta in uno scenario a dir poco inquietante.
Le crisi idriche e il mancato accesso all’acqua sono già alla base di un numero significativo di conflitti. Essi prendono il nome di “Water Wars” (letteralmente, “guerre per l’acqua”) e secondo il rapporto dell’Unesco The United Nations world water development report 2019: leaving non one behind, tra il 2010 e il 2018 sono stati oltre 263 i conflitti che avevano come oggetto di contesa proprio l’oro blu.
Osservando una serie di fattori, tra cui l’aumento della temperatura globale; l’incremento delle conseguenze inflitte dai cambiamenti climatici; squilibrio della distribuzione delle risorse; aumento della popolazione nelle zone più povere del mondo si può certamente affermare che questa tendenza è destinata a peggiorare sempre di più. In futuro ci saranno sempre più conflitti legati a questa tematica perché si uccide più per l’oro blu che per quello nero.
Acqua pulita: un diritto di pochi
L’acqua è una necessità per tutti, ma un diritto di pochi. Continuando a scandagliare il Rapporto Unesco si nota come siano oltre 2,1 miliardi le persone che non hanno accesso ad acqua sicura e oltre 4,5 miliardi le persone (quindi circa metà della popolazione mondiale) che non usano servizi igienico-sanitari sicuri. Questi fattori sono ulteriormente acuiti durante i periodi di conflitti, dove le strutture igienico-sanitarie diventano un bersaglio da centrare per il colpire il nemico. A esserne particolarmente colpiti sono i bambini, la cui possibilità di morte in età molto giovane aumenta anche di venti volte per malattie legate all’accesso a problemi di siccità.
E in Italia?
Anche l’Italia si accinge ad affrontare difficoltà sempre maggiori. Ovviamente siamo lontani dai contesti di estrema povertà che caratterizzano una buona parte del Medio Oriente o dei Paesi africani, ma colpiscono certi provvedimenti presi da alcuni comuni (come quello di Valdilana) in cui si invitano i cittadini a ridurre al massimo i consumi di acqua. Addirittura, a fronte di una situazione sempre più critica, potrebbe verificarsi il rischio di interruzioni nella fornitura.
Tra qualche giorno, il 22 marzo, si celebrerà la Giornata Mondiale dell’Acqua. Questo evento è stato istituito per sensibilizzare la popolazione mondiale, soprattutto quella occidentale, sulla questione delle risorse idriche perché in un momento di forte criticità come quello che stiamo vivendo in questi giorni, dovremmo imparare a non dare più niente per scontato.
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Un commento su “Siccità nel Nord: un problema sempre più evidente”