patriarcato

Il falso mito del femminismo anti-uomo

Il vero nemico

Il femminismo è oggi uno dei temi più dibattuti. C’è chi, nel difenderlo come lotta per l’uguaglianza, ne fa una guerra contro gli uomini. Ma chi è il vero bersaglio in questa battaglia? L’uomo, inteso come genere maschile, oppure la società in senso più ampio, il sistema patriarcale che opprime tutti, uomini e donne? 

Sin dal XVIII secolo (epoca del proto-femminismo), gli sforzi del movimento si sono concentrati sul raggiungimento di una completa emancipazione della donna sul piano economico, giuridico e politico (ammissione a tutte le occupazioni, piena uguaglianza di diritti civili e ammissione all’elettorato e all’eleggibilità). 

Ciò si è riflesso sulla necessità di abbattere il sistema socioculturale del patriarcato, che ha storicamente promosso dinamiche di potere e controllo maschile sulle donne.

Già nel 1792, opere pionieristiche come Rivendicazione dei diritti della donna (Mary Wollstonecraft), denunciavano l’assenza di parità di genere.

Patriarcato interiorizzato

Tuttavia, anche se il patriarcato sembra ostacolare esclusivamente la libertà femminile, è emerso progressivamente come quest’ultimo limiti anche gli uomini.

Esso infatti impone ruoli sociali rigidi a tutti, senza distinzione di genere. Pertanto, ridurre il femminismo a una semplice opposizione agli uomini sarebbe riduttivo.

Allo stesso modo una mera sostituzione delle donne nelle posizioni di potere trascurerebbe il bisogno di emancipazione dal patriarcato di tutti, uomini e donne. 

È generalmente accettato che gli uomini interiorizzano tali ruoli, meno riconosciuto è invece quanto, in molti casi, le donne facciano lo stesso.

Premesso che l’accettazione in molti casi deriva dall’impossibilità di scelta, un esempio di interiorizzazione del patriarcato da parte delle donne è occuparsi da sole della gestione della casa o dei figli. Questo, solo perchè considerate mansioni prettamente femminili.

In Italia, una donna su cinque fuoriesce dal mercato del lavoro a seguito della maternità, portando il divario lavorativo di genere al 34% (Dossier della Camera dei Deputati, L’Occupazione Femminile, 2023).

Così, anche le donne possono contribuire al rafforzamento del patriarcato anziché alla sua erosione. Il fatto che il patriarcato possa perpetuarsi anche attraverso chi lo subisce (e quindi in una certa misura lo accetta) spiega perché sia così difficile spezzarne le basi

Interiorizzazione trasversale 

È interessante notare che il patriarcato non si manifesta solo nel dominio degli uomini sulle donne, ma anche attraverso dinamiche di potere replicate indipendentemente dal genere.

Per esempio, una donna che raggiunge una posizione di leadership può, consapevolmente o meno, perpetuare meccanismi di controllo o subordinazione nei confronti di uomini e/o donne che si trovino in una posizione gerarchicamente inferiore. 

L’emancipazione femminile comprende anche l’accesso a ruoli dirigenziali; la statistica conferma in Italia un tasso di donne con ruoli manageriali molto basso, pari al 24% (Istat, Piano di Uguaglianza di Genere 2024-2026).

Tuttavia, senza una riflessione critica su queste dinamiche, il rischio è che il riscatto femminile si traduca semplicemente in una riproduzione degli stessi schemi di potere. L’obiettivo invece dovrebbe essere un cambiamento più strutturale.

Il fenomeno del patriarcato interiorizzato fa riflettere sulla dimensione profondamente trasversale della lotta femminista.

“Politically correct” e femminismo

Nonostante le donne risultino le vittime più dirette del patriarcato, come detto, esso limita anche gli uomini. Essi infatti sono chiamati ad adempiere a una serie di valori ideali come la mascolinità, e a ricoprire ruoli specifici. Ciò gioca a sfavore di un’espressione emotiva libera, cosa invece più concessa alle donne…come se l’emotività fosse un “diritto di genere”. 

In questo contesto, il femminismo e il concetto di “politically correct” vanno a braccetto. Quest’ultimo deriva dal movimento politico omonimo, nato negli Stati Uniti negli anni 80, impegnato nel riconoscimento dei diritti delle minoranze oppresse, tra cui anche le donne.

L’uso di un linguaggio politicamente corretto, quindi inclusivo, ha un ruolo centrale nel femminismo, poiché risponde alla necessità di superare categorizzazioni sociali limitanti. Tra queste rientrano standard psicofisici da soddisfare (il bell’aspetto o la gentilezza) o il fare mestierifemminili” (la segretaria, ad esempio).

Inizialmente il femminismo e il “politically correct” erano uno funzionale all’altro e portatori di un valore positivo.

Oggi invece la sensazione è che il primo sia diventato una banale “guerra tra sessi”, l’altro una sorta di “polizia del linguaggio”.

Comprensibilmente, il fatto di essere più inclusivi mentre si parla, a qualcuno (soprattutto agli uomini) può stare stretto, come fosse una moda da seguire solo per compiacere gli altri.

Resistenza linguistica o culturale? 

In questo senso esistono forti resistenze verso un atteggiamento mentale femminista e inclusivo, ma contrariamente a ciò che si pensi, alcuni studi dimostrano che tale resistenza è di natura culturale, non linguistica

Nel caso dell’italiano, i cosiddetti “nuovi femminili” non sono neologismi forzati, ma forme insite nella lingua, rimaste a lungo “dormienti”.

Un esempio è “ingegnera“, termine sempre esistito al pari di “infermiera”; la differenza è che, mentre le infermiere sono da sempre molte, fino a tempi recenti le ingegnere erano poche.

Un dato indicativo è ad esempio che in Italia, i lavoratori maschi nell’assistenza sanitaria sono solo il 15% (Istituto europeo per l’uguaglianza di genere (EIGE), 2020). 

E qui il cerchio si chiude: il patriarcato è evidentemente ancora responsabile nello stabilire ruoli sociali rigidi sulla base del genere.  

In conclusione, il divario fra la narrazione del femminismo “anti-uomo” e quella “anti-patriarcato”  fa sì che oggi il femminismo e lo strumento del “politically correct” dividano piuttosto che unire: o li si abbraccia o li si respinge.

Ma a guardare bene, anche se opposte, le due narrazioni si parlano attraverso la dimensione profondamente trasversale della lotta femminista.

 Fonti

treccani.it

treccani.it

uottawa.ca

Femminili singolari. Il femminismo è nelle parole, Effequ, 2019, Vera Gheno

psicoadvisor.com

documenti.camera.it 

altreconomia.it

istat.it


Credits

Immagine di copertina generata da ChatGPT

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