I solve problems

Perfino il Presidente Mattarella, incontrando Quentin Tarantino al Quirinale, si è concesso una battuta spennacchiata, tanto rara quanto preziosa per la sua bocca a fessura e le sue labbra sottili, che lasciano poche tracce sui rotocalchi e ancor meno nelle memorie italiane. “Nemmeno il suo Mr. Wolf” – ha sussurrato il Presidente, abbozzando un sorriso – “riuscirebbe a risolvere tutti i nostri problemi”.

L’immagine del pettinatissimo signor Winston Wolf, passato alla storia grazie a Pulp Fiction come colui che risolve i problemi (I solve problems”), non è solo filmesca. Essa è vivida nella mente dell’elettore medio, la cui più inconfessabile tentazione è cedere alle lusinghe del Mr. Wolf di turno. Votare sarebbe compito dolce e soave se solo si potesse crociare il nome, pensiero stupendo, del candidato che più corrisponde a quell’immagine mentale di tarantiniana costruzione. Il fascino dell’uomo del fare, spietato nel pragmatismo, implacabile e sempre elegante – problema, soluzione, problema, soluzione – è antico e irresistibile. Poco importa che – se la storia ha qualcosa da insegnarci – Mr. Wolf esista in rerum natura solo nella parte in cui millanta di risolvere, e non nella parte in cui risolve, i problemi. Il conflitto tra mente e cuore, tra ciò che è giusto e ciò che è facile, resta impetuoso nella testa dell’elettore – che dinnanzi alla scheda suda e si aggiusta il colletto della camicia – divorato dal dilemma wheter ’tis nobler in the mind to suffer or to take arms against a sea of troubles, che al netto del menefreghismo imperante potrebbe costargli il sonno per i giorni a venire.

Se questa piccola nevrosi elettorale è rimasta finora confinata entro gli angusti spazi del Vecchio Continente, sembra oggi essere sbarcata, figlia della globalizzazione, ad Ellis Island. Non più in quarantena, si diffonde di Stato in Stato durante le primarie. Il fenomeno psicanalitico ha un nome: Donald J. Trump, I solve problems. Se il problema è l’immigrazione il muro è la soluzione. Affascinante è vedere l’effetto che questa lusinga populista, da noi ormai retaggio storico, ha su un Paese finora landa sconosciuta per i presunti Mr. Wolf. Si registrano: spaccature nel partito, spaccature nei media, negli opinionisti, negli analisti, spaccature nelle menti degli elettori. Tanto dovrebbe bastare: chi spacca non può risolvere.

 

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