La crisi della medicina generale in Italia rappresenta un problema crescente e complesso. Attualmente, il Paese sta affrontando una carenza significativa di medici di famiglia, con oltre 5.500 posti vacanti. Questo fenomeno è aggravato da un numero crescente di pensionamenti e da un calo di interesse da parte dei giovani medici per questa professione – aspetto che è ampiamente peggiorato dopo la pandemia covid-19 dell’anno 2020 – con la progressiva riduzione del personale, l‘aumento del carico di lavoro per i medici che sono rimasti in servizio, ricordando come la domanda di assistenza sanitaria sia in aumento, con una popolazione sempre più anziana e affetta da malattie croniche degenerative. Negli ultimi dieci anni, il numero di medici di medicina generale è diminuito di circa 10.000 unità, con molti medici che superano il massimale di pazienti a livello di picchi che raggiungono il 74% in regione Lombardia. Le soluzioni proposte includono l’aumento delle borse di studio per i giovani medici, una migliore pianificazione delle assunzioni ed incentivi previsti per rendere la professione del medico di base più attrattiva, nell’ottica che senza interventi strutturali, il rischio che milioni di italiani rimangano senza cure di base rimane reale.
ll tema della dipendenza dei medici di medicina generale (MMG) dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN)
Attualmente, i MMG (Medici di medicina generale) esercitano come liberi professionisti convenzionati, ma sono state proposte delle novità per trasformarli in dipendenti del SSN (Sistema sanitario nazionale). Questo cambiamento richiederebbe modifiche legislative significative, poiché il rapporto attuale è regolato da contratti di lavoro autonomo, ricordando i vantaggi della dipendenza soprattutto dal punto di vista economico della regolamentazione delle condizioni di lavoro, sebbene la dipendenza possa ridurre la flessibilità operativa ed aumentare i costi per il sistema sanitario nazionale. Non da ultimo, il rapporto fiduciario tra medico e paziente, che rischia purtroppo di passare in secondo piano rispetto al carico crescente di burocrazia a cui il medico di base di deve dedicare ogni giorno.
Da ricordare la crisi affrontata dalla medicina territoriale durante la pandemia Covid-19 e le iniziative intraprese durante i governi Conte II e Draghi I riassunte in un dossier di 57 pagine preparato dal Servizio Studi della Camera, a rappresentare uno sforzo significativo che documenta l’importanza di una risposta più coordinata ed adeguata alla crisi sanitaria, attraverso i Finanziamenti straordinari stanziati dal governo ed il Potenziamento dell’assistenza territoriale. La risposta emergenziale è stata resa più strutturata attraverso criteri uniformi per la riorganizzazione delle reti ospedaliere, con interventi di separazione dei percorsi nei pronto soccorso e adeguamento delle unità semi-intensive, oltre all’incremento del numero di posti letto di terapia intensiva, passato da 5.179 a 8.679, con un incremento del 70% a garantire almeno 0,14 posti letto per mille abitanti in ogni regione. Per migliorare l’efficienza e la sicurezza, sono state implementate centrali operative regionali dotate di apparecchiature informatiche e di telemedicina. Sono stati stanziati miliardi di euro per potenziare la sanità, tra cui 1.256 milioni dedicati all’assistenza territoriale e 2.724 milioni per il rafforzamento del sistema sanitario ospedaliero.
Le Case di Comunità
Il Decreto Rilancio ha introdotto la figura dell’infermiere di famiglia ed istituito la Casa di Comunità, come luogo di riferimento e di Cura in medicina generale per l’intera popolazione.
Le Case di Comunità sono un elemento chiave del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) italiano, specificamente nella Missione 6 dedicata alla salute. Queste strutture sono progettate per offrire un punto di riferimento accessibile e multidisciplinare per i cittadini, integrando servizi sanitari, sociosanitari e sociali, ospitando équipe multiprofessionali, tra cui medici di medicina generale, pediatri, infermieri di famiglia, specialisti ambulatoriali ed assistenti sociali, offrendo servizi come punti prelievi, infrastrutture informatiche e supporto per la medicina di genere. Entro l’anno 2026, il PNRR prevede la creazione di almeno 1.038 Case di Comunità, utilizzando sia strutture esistenti che nuove costruzioni: questo progetto mira a rendere l’assistenza sanitaria più vicina ed accessibile alle comunità locali, con l’obiettivo principale che rimane quello di migliorare l’assistenza territoriale, con un focus particolare sui pazienti cronici e fragili.
L’invecchiamento della popolazione
L’invecchiamento della popolazione in Italia è un fenomeno significativo che sta influenzando vari aspetti della società. L’età media della popolazione italiana è tra le più alte d’Europa, passando da 44,3 anni nel 2014 a 46,8 anni nel 2024. Questo riflette un aumento della longevità ed una diminuzione della natalità, ricordando come nel 2024 siano nati solo 370.000 bambini, con un tasso di fecondità di 1,18 figli per donna, un minimo storico, ben al di sotto della soglia necessaria per mantenere l’equilibrio demografico. Gli over 65 rappresentano quasi il 25% della popolazione, mentre i giovani sotto i 14 anni sono meno del 12%, con la previsione che entro il 2050 gli anziani supereranno il 34% della popolazione. L’invecchiamento della popolazione rappresenta una sfida economica e sociale e comporta una crescente pressione sui sistemi sanitari e previdenziali, oltre a influenzare il mercato del lavoro e la domanda di servizi pubblici. Questo fenomeno richiede politiche innovative per affrontare le sfide e sfruttare le opportunità legate all’invecchiamento.
Telemedicina e piattaforme digitali
Le innovazioni tecnologiche stanno trasformando la medicina generale, migliorando l’efficienza e la qualità delle cure. Si parla di Telemedicina e di Intelligenza Artificiale (IA), con la possibilità di consultare i medici a distanza tramite piattaforme digitali, con la possibilità di rivoluzionare l’accesso alle cure soprattutto per tutti quei pazienti dislocati in aree remote o con mobilità ridotta. L’utilizzo di Cartelle cliniche elettroniche, quindi la digitalizzazione delle cartelle cliniche, ha l’obiettivo di facilitare la condivisione delle informazioni mediche essenziali e migliorare la continuità delle cure, con l’IA che viene utilizzata per analizzare dati clinici, supportare diagnosi precoci e personalizzare i trattamenti a seconda del tipo di paziente che si ha di fronte. Si parla di Medicina personalizzata, grazie all’integrazione di genomica ed intelligenza artificiale, attraverso trattamenti che saranno sempre più adattati al profilo genetico e molecolare di ogni paziente, migliorando l’efficacia delle terapie e riducendo al minimo gli effetti collaterali. Queste tecnologie stanno ridefinendo il ruolo del medico di famiglia, rendendo le cure più accessibili, personalizzate ed innovative: ad esempio, sistemi di IA possono prevedere il rischio di malattie croniche come il diabete o le malattie cardiovascolari, con la Società Italiana dei Medici di Medicina Generale (SIMG) che sta promuovendo l’adozione etica e responsabile dell’IA per migliorare l’assistenza sanitaria.
Un futuro più sostenibile
Le prospettive future per le tecnologie in medicina sono entusiasmanti: non solo miglioreranno la qualità delle cure, ma contribuiranno anche a rendere il sistema sanitario più sostenibile ed accessibile per tutti. L’espansione della telemedicina faciliterà l’accesso alle cure e promuoverà un ecosistema sanitario connesso e sempre più integrato, grazie ad un accesso facilitato alle cure, il monitoraggio continuo dei pazienti cronici e l’integrazione dell’IA, nelle consultazioni virtuali e nel monitoraggio da remoto, per incrementare l’efficienza e l’accuratezza delle diagnosi e la cura dei diversi pazienti, attraverso una gestione più efficiente delle risorse, ovvero riducendo i costi sia per i pazienti che quelli a carico del sistema sanitario nazionale.
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